Logopedia e bambini

La logopedia in età evolutiva. E cioè?!

Te lo spiego facile: parliamo della logopedia con i bambini.

Quali bambini, e quindi quali famiglie, si rivolgono alla logopedia? Preparati, sarà un discorso lungo!

Subito dopo la nascita e nei primi mesi

 

Si può cominciare fin da neonati: ad esempio se ci sono difficoltà con l’allattamento (in collaborazione con ostetrica e pediatra) per valutare il frenulo linguale (quel "filetto" chiaro che si vede sotto la lingua se la alzi verso il palato).

Oppure se ci sono difetti organici come la labio-palatoschisi (labbro leporino) o sindromi genetiche.

 

Si prosegue durante lo svezzamento, se insorgono difficoltà nella masticazione o se ci sono episodi di evitamento di alcuni cibi.

Nei primi anni di vita

Nei primi anni di vita il logopedista interviene se si riscontrano problemi di udito o di sordità, sempre in collaborazione con pediatra e otorinolaringoiatra (ORL in breve).

Tra i 2 e i 4 anni possono esserci difficoltà nel linguaggio: le prime parole che non arrivano oppure che vengono “storpiate”, letterine che vengono saltate o sostituite (ad esempio un bimbo che dice “cappa” al posto di “scarpa” oppure “tontrollo” al posto di “controllo”)

A partire dai 5 o 6 anni si lavora in collaborazione con l’ortodontista, il dentista e l’osteopata per aiutare i muscoli della lingua e del viso a muoversi e a svilupparsi in armonia: questo permette un migliore sviluppo delle ossa del viso e un migliore equilibrio anche della colonna vertebrale e, di conseguenza, una postura migliore. I vantaggi? Sono parecchi: risultati più rapidi e duraturi in caso di applicazione dell’apparecchio ortodontico, migliore articolazione del linguaggio (si capisce meglio quando il bambino parla), tempi di attenzione aumentati, masticazione e digestione migliorate, estetica del viso armoniosa.

Quando inizia la scuola elementare

Dai 6 anni circa si inizia il lavoro con i bimbi che, arrivati a scuola, presentano difficoltà con l’apprendimento: faticano a imparare a leggere, a scrivere o a contare. In questi casi a partire dalla terza elementare si può arrivare alla diagnosi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento, fatta dal Neuropsichiatra Infantile.

Non dimentichiamo poi i bambini con problemi di voce o le disfluenze (balbuzie).

E ancora, c’è tutto il lavoro con i bimbi che presentano disabilità: sindromi genetiche (presenti già prima della nascita), danni anatomici (ipossia perinatale, infezioni, traumi, incidenti), malattie rare, disturbi dello spettro autistico, … E sicuramente ho dimenticato qualcosa!

Insomma, i logopedisti non si annoiano!!

Attenzione però…

Ma occhio! Non facciamo miracoli: la logopedia da sola non basta. Oltre a collaborare con altri professionisti, è importante ricordare che il grosso del lavoro viene fatto a casa: i princìpi di base per sostenere lo sviluppo cognitivo (l’intelligenza) e quello linguistico devono essere applicati e mantenuti anche fuori dagli ambulatori e dalle scuole; ad esempio, se il pargolo non legge nulla, non disegna, non fa attività creative di nessun tipo, non fa attività sportiva, non gioca al parco con altri bimbi, passa tutto il tempo libero davanti ad uno schermo, magari sa solo, beh ecco… in questi casi le difficoltà ci saranno lo stesso, nonostante la logopedia!

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Cos’è la logopedia?